La storia del confine tra Camaiore e Pietrasanta ricostruita da archeologi camminatori

Se a segnare i confini in passato erano uomini costretti a raggiungere quasi sempre a piedi tratti impervi del territorio, per ricostruirne la storia servivano archeologi con la passione per il camminare.

La storia del confine tra Camaiore e Pietrasanta ricostruita da archeologi camminatori

Se a segnare i confini in passato erano uomini costretti a raggiungere quasi sempre a piedi tratti impervi del territorio, per ricostruirne la storia servivano archeologi con la passione per il camminare. Recentemente il Gruppo Archeologico Camaiore, guidato dallo storico e gran camminatore, nonché amico di SEI Versilia Luca Santini,  ha indirizzato le proprie ricerche su questo argomento dimenticato ma non per questo meno importante. Si perché parlare di termini di confine tra i comuni, oggi appare quasi insignificante, ed invece fu nella storia versiliese un motivo di frequenti e violente liti, anzi si può dire  una questione di vita è di morte, se poi consideriamo che ci furono pure delle uccisioni, per tali contrasti.

Il punto focale della questione è rappresentato dalla linea confinaria tra Camaiore e Pietrasanta, ma non si limita a questa semplice differenza, in quanto dopo il passaggio di Pietrasanta, prima sotto il Banco di San Giorgio di Genova nel 1446 e poi, pochi decenni dopo, sotto Firenze dei Medici, il confine ora non  è più solo comunale ma di stato.
In origine i confini stabiliti sono riconoscibili e vengono tramandati con modalità particolari, successivamente si inizia a collocare dei termini in pietra, a volte sono murelle con gli stemmi dei due comuni o dei due stati, oppure croci incise in modo profondo nella roccia di base. 
Certo i problemi non si risolvono con i termini fissati nel terreno, in quanto spesso essi vengono distrutti o spostati e così nel 1478, si deve ricorrere niente meno che al Marchese di Mantova, un Gonzaga, per ristabilirne l'esatta posizione.  Nonostante l'impegno profuso dal marchese di Mantova, siamo da punto a capo e le parti avverse non danno tregua, servono ancora nuovi tentativi per riappacificare quelli di Pietrasanta e di Camaiore.
Del resto neppure il successivo lodo emesso da Papa Leone X, non porta alcun risultato anzi acuisce i contrasti.  Il discendente della casa dei Medici, tra l'altro favorisce la sua Firenze e gli  assegna l'ambito Capitanato di Pietrasanta, ora sono due stati separati, Camaiore con Lucca e Pietrasanta con Firenze. Ma la cosa più eclatante è che viene interpellato e probabilmente scomodato il grande Michelangelo Buonarroti, e la richiesta tramite una sua lettera, la fa il suo amico, ovvero l'Abate della Badia di Camaiore Massimo Grati.
Nella interessante missiva oltre che a congratularsi per le sue opere chiede a Michelangelo  di intervenire per definire la confinazione che tanti malesseri provoca tra le comunità della Versilia.
Del resto corre l'anno 1518 quando Michelangelo si trasferisce a Pietrasanta, quasi obbligato dal papa a scegliere i marmi delle apuane necessari per produrre le sue fantastiche opere.
Chissà se in tal frangente Michelangelo stesso, visto che non si trova la lettera di risposta,  non si sia incontrato con  l'abate  Massimo Grati a Pietrasanta, o alla badia proponendogli suggerimenti.
Il lodo del pontefice fiorentino non solo non riesce a risolvere il problema dei confini ma anzi ne acuisce le divergenze, tanto che nel secolo XVI sono necessarie diverse sentenze ma nessuna raggiunge l'obbiettivo prefissato. 
Il motivo è semplice, i termini continuano ad essere atterrati dai confinanti, a tutto ciò seguono gravi fatti con ferimenti ed uccisioni.
Le liti ora si spostano sulla montagna e viene assalito il borgo di Greppolungo e subito dopo quello di Casoli, quest'ultimo viene addirittura saccheggiato e dato alle fiamme, ed i poveri casolini sono costretti a chiedere nel 1513 al Comune di Camaiore un po' di grano per sopravvivere.
Dopo l'uccisione del giovane Manfredo di Camaiore con un colpo di lancia nel petto e per sedare gli scontri bisogna trovare una nuova e risolutiva soluzione, così tra XVII e XVII si ricorre ad appositi ricognitori dei confini.
Essi devono di persona, seguendo con i loro cavalli ma spesso a piedi, itinerari quasi impercorribili  per fare la ricognizione dei confini, determinando la loro precisa la collocazione e lo stato di conservazione.
Oggi, per nostra fortuna, negli archivi di Pietrasanta e Camaiore si conservano le loro preziose ed esaurienti relazioni con tanto di disegni.
Le differenze di confine si protraggono per diversi secoli, anche se le divergenze si assopiscono finalmente con l'annessione di Lucca al Granducato di Toscana nel 1847, poiché tutte è due le comunità ora fanno parte del Granducato e 13 anni dopo dell'Italia.
La ricerca del Gruppo Archeologico Camaiore si è quindi incentrata sulla linea confinaria attuale che corrisponde a quella antica  ed  è riuscito a ritrovare in gran parte i resti di 55 termini, in zone spesso incolte o in sperduti luoghi delle nostre montagne. 
Praticamente la delimitazione confinaria seguita parte dal mare in prossimità di Motrone e giunge sotto Rotaio, gira a sinistra i8ncludendo l'antico poggio che castello e passa sotto il Monte Preti per poi salire lambendo Monteggiori, fino ai Pozzi della Culla e da li verso il Monte Matanna, toccando le località dell'acqua Scempicata sopra Montebello.
Trova poi l'altro limite alla Torricella sopra Greppolungo e si allunga fino a Mezzana sopra Casoli e da li alla Grotta all'Onda per poi indirizzarsi verso la Foce del Termine.  

I  termini trovati dai componenti del Gruppo Arceheologico,  in alcuni casi presentano incise su monoliti a forma di scudo gli stemmi della Repubblica di Lucca o del Granducato, oppure quelli di Camaiore e Pietrasanta.
In altri ci sono rimaste le murella, sulle quali si trovavano i detti stemmi, ora mancanti, in altri ancora si trovano incise grandi croci.
In uno in particolare si vede ancora l'orma di un asino, posto sul Colle Asinaio, sull'antico percorso che conduceva in Garfagnana ed in Lombardia, quest'ultimo ha dato adito ad una leggenda che vuole che tale impronta sia stata prodotta da un asino che teneva in groppa il demonio, fuggito dinanzi ad una contadina che ebbe il coraggio di esibire  un crocifisso. Per quello del termine posto sul limite comunale dove si trova la mulattiera che conduce a Pascoso, sopra Ripradina, i diari del XVII e XVIII secolo ci raccontano che un frate predicatore cappuccino, durante una sua processione, fa collocare una croce con le reliquie per scongiurare i fulmini.

Insomma la pubblicazione che è stata data alle stampe e la mostra che verrà allestita ed inaugurata al Civico Museo Archeologico di Camaiore in collaborazione con il museo stesso,  il prossimo 7 luglio 2021, avrà molte cose da raccontarci su questo argomento dei confini. 

27/06/2021